BALDUCCI Mons. Antonio
Deceduto il 07 Maggio 1971
NECROLOGIO
Il 7 maggio 1971 la misericordia del Signore ha chiamato al premio eterno l’anima benedeta del Rev.do Monsignor Antonio Balducci. Nato a Corato (Bari) il 7 maggio 1889 ed ordinato Sacerdote nel 1912, era giunto a Salerno nel 1930 come Segretario di Monsignor Nicola Monterisi, del quale fu sempre interprete fedele nella cura pastorale dell’Arcidiocesi, quale delegato arcivescovile e vicario generale, laureato in Sacra Teologia e in Diritto Canonica, fu assistente diocesano della FUCI, Presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale, e infine Canonico della Metropolitana.
Monsignor Moscato ne apprezzò la profonda cultura, lo nominò Archivista diocesano e gli ottenne di aggiungere al titolo di Prelato Domestico di S. E. quello di Protonotario Apostolico.
Studioso serio e stimato, Presidente Nazionale degli Archivisti Diocesani, ha al suo attivo la dotta collaborazione a numerose riviste storiche e varie pubblicazioni, tra le quali meritano un particolare rilievo uno studio critico sulla figura del Cardinal Gerolamo Seripando, Arcivescovo di Salerno, e i due volumi “l’Archivio diocesano di Salerno”. Durante la S. Messe delle esequie, Monsignor Arturo Carucci ha tenuto l’omelia. Ha detto: “Monsignor Antonio Balducci nel suo testamento ha escluso che nel corso delle sue esequie trovi posto un elogio. Nè in chiesa, nè fuori. E forse davvero un elogio può apparire superfluo, anzi anacronistico, quando l’anima ha già ricevuto il giudizio di Dio. Il giudizio di un Padre, pieno di Misericordia. Un giudizio molto più concreto di quello degli uomini, che forse è condizionato dalla stima e dal rimpianto. Non è questo un elogio, ma soltanto un ricordo per noi tutti, che gli siamo stati vicini e sempre lo abbiamo almeno compreso e capito., Più che altro le mie parole sono come un invito breve discreto alla riflessione: che può essere maggiormente vissuta perché fatta non tanto davanti al mistero della morte, quanto al mistero luminoso dell’eterna vita. Questa bara è per noi sacerdoti una cattedra, dalla quale viene a noi il suggerimento di essere sempre fedeli alla Chiesa e ai suoi Pastori, nel sacrificio anche dei nostri personali punti di vista, quando occorre anteporre il vero spirito della sacerdotale obbedienza, il nascondimento di se stessi per fa trionfare la verità schietta, immortale, che è Dio. Solo così noi sacerdoti ci sentiremo veramente liberi; liberi da ogni condizionamento umano; liberi da noi stessi; liberi da ogni timore. Anche dalla paura e dalla morte. Questo non significa affatto essere dei rinunziatari. Si rinunzia a un bel niente, quando si possiede Dio, che è tutto. E’ questo l’insegnamento che deve venire a noi sacerdoti dalla morte di un confratello, come Monsignor Antonio Balducci, che seppe nella vita nascondere se stesso, magari accentuando volutamente il suo carattere rude, affinché in ogni circostanza della vita fosse stato Dio ad avere all’opera propria la gloria maggiore e l’onore. Se tali sono gli insegnamenti, se tanto è il rimpianto, viene spontaneo in noi anche un sentimento di riconoscenza a Dio, il quale si manifesta a noi nei suoi servi fedeli. Ma questa stessa riconoscenza sarebbe sterile, resterebbe nei margini ristretti di un sentimento nobile, ma vago, se non fosse accompagnata anche da un generoso proposito: quello di essere sacerdoti, non solo grazie all’imposizione delle mani del Vescovo, ma trasformando la nostra personalità in un sacerdozio vivente in ogni aspetto della nostra povera vita; il proposito da parte vostra, fedeli del popolo di Dio, di essere all’altezza della vocazione cui siete stati chiamati dalla grazia del battesimo santo: nella cristiana fortezza, nella dedizione generosa, nel vivere cristianamente i giorni che ci riserva il Signore. Mentre vi parlo, l’anima di Monsignor Antonio Balducci è nella pace di Dio: è la nostra certezza, perché quando si spera in Dio, non si è delusi giammai. Ed è proprio questa certezza a dare al nostro cuore il senso sereno delle cose. A colorir di luca anche un amaro rimpianto.