L’icona di Zaccheo

Lettura teologico-spirituale dell’icona di Zaccheo

dell’artista Cristian Del Col

 

L’icona che accompagnerà l’esperienza della Visita pastorale sinodale all’Arcidiocesi ci è stata suggerita dal motto episcopale del nostro Arcivescovo: “VISUS EST ET VIDIT”, che lo ha scelto traendolo dal “Discorso 174 di Sant’Agostino, il quale – riferendosi all’incontro di Zaccheo narrato da Luca al capitolo 19 del suo Vangelo – scrive: “Et vidit Dominus ipsum Zacchaeum. Visus est, et vidit1… Il Signore vide proprio Zaccheo. Questi fu guardato, e allora vide…”.

L’icona scelta e che meglio mostra le peculiarità caratterizzanti le finalità della Visita stessa è l’opera dell’artista Cristian Del Col della Comunità di Frattina, gentilmente concessaci dalla Diocesi di Concordia-Pordenone. Proviamo a focalizzare alcuni dei tanti particolari che costituiscono l’icona:

 

 

 

 

 

 

 


Un incrocio di sguardi

Soffermiamoci anzitutto sui due sguardi che si cercano: lo sguardo di Zaccheo che cerca Gesù e lo sguardo di Gesù che cerca Zaccheo.
Nell’icona, il peccatore Zaccheo e il Signore Gesù fissano l’uno gli occhi dell’altro. Da un lato, Zaccheo ha uno sguardo di curiosità: chi sarà questo Gesù, un uomo così importante da radunare tanta folla? Zaccheo ha sete
di bellezza.
Quello di Gesù, invece, è uno sguardo di amore, occhi capaci di guardare alla bontà del cuore di Zaccheo e non all’aridità e al male che appesantivano quel piccolo uomo e lo estraniavano dai suoi concittadini.

 

Corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.

Nell’icona, il Signore aiuta Zaccheo  a  scendere  dall’albero. Quando si è in alto, tutto quanto ci sembra più piccolo. Il Signore viene a cercarci dovunque siamo, aiutandoci a “scendere” dall’albero della superbia.
È lui che ci accompagna fino giù, in  basso,  nelle  profondità  del  nostro animo, per scoprire le feriteche noi stessi abbiamo causato. Davanti a Gesù, però, Zaccheo non si vergogna e lascia che egli veda tutte lesue miserie, egoismi, mancanze di rispetto per i poveri. Non si vergogna, perché sente che Gesù ha unosguardo completamente diverso da quello della gente che lo giudicava senza pietà. Sente che Gesù, invece,lo guarda con amore. Vede con chiarezza tutti i suoi peccati, ma non lo condanna. Lo ama, invece, e vuoleche diventi migliore; vuol guarirgli il cuore malato di tanti peccati e vizi.

Nell’icona, Zaccheo non riesce ancora ad abbandonarsi al Signore. Qualcosa, in lui, lo tiene lontano, abbracciato a quella superbia  su  cui  era  salito. Ha bisogno di tenere lo sguardo fisso in Gesù e sbarazzarsi   del   superfluo che lo trattiene. Dopo aver aperto a Gesù tutto il suo cuore malato, Zaccheo si trova guarito dallo sguardo di amore e di perdono del Signore. Il segno della guarigione è una gioia nuova che mai aveva sentito; sente lagioia di donare invece che di portare via agli altri. I poveri diventano i suoi amici a cui dona metà dei beni.

Un particolare che sicuramente attira l’attenzione, nell’osservare l’icona, è dato dalla mano del Cristo che sorregge il sandalo di Zaccheo nel suo scendere dall’albero e che può essere letto sia come un calzare il sandalo al piede, sia un toglierela calzatura.

Indossare i sandali equivale ad acquistare dignità: il figlio prodigo, al suo ritorno a casa, anziché essere trattato come schiavo riceve i segni della dignità filiale: il vestito più bello, l’anello al dito e i sandali ai piedi2. L’apostolo Paolo esorta ad avere «i piedi calzati e pronti a propagare il vangelo della pace». I piedi calzati indicano la prontezza e lo zelo che accompagna l’annuncio del Vangelo3.

Togliersi i sandali o slacciarli richiama diversi significati. Dio comandò a Mosè: «Togliti i sandali»4: cosìgli richiede di liberarsi da ciò che lo tiene legato e rinchiuso in sé per accogliere la Parola di Dio che lo condurrà in un cammino nuovo. Togliersi i sandali significa pure riconoscere la santità del luogo cheappartiene a Dio e richiede rispetto e umiltà 5.
Slacciare i sandali nella Bibbia è simbolo/segno di penitenza; al penitente si richiede di andare scalzo.

 

 

«Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia».

Papa Francesco si soffer ma su questo brano con parole che parlano al nostro cuore, come lo sono state per il cuore di Zaccheo: Quell’uomo piccolo di statura, respinto da tutti e distante da Gesù, è   come   perduto   nell’anonimato; ma Gesù lo chiama, e quel nome “Zaccheo”, nella lingua di quel tempo, ha un bel significato pieno di allusioni: “Zaccheo”,infatti, vuol dire “Dio ricorda”. […] “Dio ricorda” sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno. Guardiamo Zaccheo, oggi, sull’albero: il suo è un gesto ridicolo, ma è un gesto di salvezza. E io dico a te: se tu haiun peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come ha fatto Zaccheo, sali sull’albero della voglia di essere perdonato; io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare! Ricordatelo bene, così è Gesù. Fratelli esorelle, lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesù! Nel profondo del cuore, ascoltiamo la sua voce che ci dice: “Oggi devo fermarmi a casa tua”, cioè nel tuo cuore, nella tua vita. E accogliamolo con gioia: Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo; lasciati guardare da Gesù»! 6

 

“Oggi la salvezza è avvenuta in questa casa”

Ancora Papa Francesco: «L’accoglienza e l’attenzione di Gesù nei suoi confronti portano quell’uomo a unnetto cambiamento di mentalità: in un attimo si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro […].  Avere  il  Signore lì, a casa sua, gli fa vedere tutto con occhi diversi, anche con un po’ della tenerezza con cui Gesù ha guardato lui. E cambia anche il suomodo di vedere e di usare il denaro: al gesto dell’arraffare si sostituisce quello del donare.   […]   Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire»7.

Fr. Enzo Bianchi dice: “La salvezza è avvenuta in questa casa”. “Salvezza, salvare” è un’altra parola che attraversa tutto il vangelo secondo Luca; è una realtà che ha a che fare con la fede dell’uomo, come attesta unafrase sovente rivolta da Gesù ai suoi interlocutori: “La tua fede ti ha salvato”8. E come si manifesta la salvezza, come avviene la storia di salvezza? Nella salvezza delle storie per- sonali e relazionali di coloro che Gesùincontra. Sì, l’accoglienza della salvezza è ormai direttamente accoglienza di Cristo stesso, è esperienza di chi incontra Gesù, mette in lui la sua fiducia e si lascia da lui salvare9.

Il pubblicano Zaccheo è la figura del discepolo cristiano che non lascia tutto, come invece altri, ma rimane nella propria casa … testimone però di un nuovo modo di vivere: non più il guadagno al di sopra ditutto, ma la giustizia e la condivisione. C’è il discepolo che lascia tutto per farsi annunciatore itinerante del Regno, e c’è il discepolo che vive la medesima radicalità restando nel mondo a cui appartiene10.

In casa di Zaccheo è disegnato un cero pasquale! Assieme a Gesù, in quella casa è arrivata la gioia. Zaccheo, uomo piccolo con  un  peccato  grande,  ha  capito  il  significato dell’amore,  lo ha sperimentato nello sguardo del Signore Gesù e perciò ha provveduto a rimediare al male commesso. È questo il frutto di quella redenzione che Cristo porterà a compimento con la sua morte di croce e la sua resurrezione. Nell’icona, è il colore del drappo che unisce Cristo, il suo sangue, e il peccatore Zaccheo. Per questo in casasua c’è festa: è come se Zaccheo fosse risorto dai suoi peccati.

Sant’Agostino dice nel suo Discorso: “Se io sarò Zaccheo, a causa della folla non potrò vedere Gesù. Nonrattristarti, sali sull’albero dove, per te pendette Gesù e vedrai Gesù11. Per poter conoscere veramente me stesso debbo lasciarmi guardare da Gesù, che alza lo sguardo verso di me che sono salito sull’albero dellacroce per poterlo vedere, come è successo a Zaccheo che, salendo sul sicomoro, ha incontrato la salvezza.

 


 

Sant’Agostino, Discorso 174
Lc 15,22
Ef 6, 15
4 Es 3,5
5 Gs 5,15
Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro – 3 novembre 2013
7 Ibidem.
8 Mc 10,52
9 Enzo Bianchi, Quaresimale, Milano, Basilica di S. Ambrogio, 15 marzo 2013
10 Bruno Maggioni, Il racconto di Luca, Cittadella, Assisi 2001, p. 325
11 Sant’Agostino, op. cit. 3.3